giovedì 28 febbraio 2013

HATSHEPSUT











EGITTO: Ecco il Tempio del Faraone Femmina.

di Rossella Fabiani
 

«E desideriamo comunicarle che l’Egypt Exploration Fund ha deciso, in accordo con l’amministrazione per le antichità del Cairo, di sospendere gli scavi di Tell el-Amarna alla fine della stagione in corso. Ci avvarremmo tuttavia volentieri dei suoi servigi a Deir el-Bahari, dove Edouard Naville, il capo archeologo dell’Egypt Exploration Fund, svolge da tempo la sua attività…». Era la primavera del 1894. La rabbia assalì l’archeologo Flinders Petrie – destinatario della missiva – che dopo due anni di scavi nella città costruita dal faraone Akhenaton si vedeva costretto a lasciare Tell el-Amarna per ordine della società di Oxford e dell’amministrazione cairota. Con lui c’erano l’egittologo Percy E. Newberry e l’archeologo e disegnatore Howard Carter (destinato a scoprire il tesoro di Tutankamon). Ma quella che sembrava la fine di un’avventura straordinaria si sarebbe rivelata l’inizio di una storia che avrebbe segnato l’egittologia per sempre.
Con un atto di generosità – tipica soltanto di uomini intelligenti – Petrie consigliò a Carter di andare a Luxor, da Edouard Naville, portando con sé le piante che aveva disegnato della città di Akhenaton. «Signore, lei voleva portare le piante con sé in Inghilterra!» «Si, lo volevo. Ma credo che al momento siano più importanti per lei. Se Naville vede i suoi disegni e ha anche soltanto un briciolo di intelligenza, l’assumerà come disegnatore». E così andò.

LA NASCITA MIRACOLOSA

Nel 1894 l’egittologo svizzero Edouard Naville proprio a Deir el-Bahari (vicino a Luxor), durante la campagna di scavi nel tempio funerario della regina Hatshepsut, «la più bella di tutte» (la prima di tutte le signore), porta alla luce una serie di iscrizioni e di rilievi sul colonnato del grande complesso chiamato in geroglifico Djeser Djeseru (la meraviglia delle meraviglie).
 Queste iscrizioni narrano la nascita miracolosa della regina Hatshepsut frutto dell’unione tra il dio Amun, divinità tebana e dio dell’invisibile, e la regina madre Ahmose, consorte di Thutmosi I. Una nascita divina che ha nella storia dell’antico Egitto, un carattere di assoluta unicità in quanto «Maat-ka-Rà» (Giusto è il Ka di Rà), altro nome della sovrana, è stata l’unico faraone donna della storia. E’ riconosciuta come la prima grande donna della Storia di cui abbiamo notizia (definizione di James Henry Breasted, egittologo).
Ma tale fama non le venne perdonata. Tanto che alla sua morte, per volere di suo nipote, il faraone Thutmosi III, la regina fu condannata alla damnatio memoriae. L’intendimento era di cancellare ogni traccia del periodo del suo regno.
Soltanto il lavoro paziente degli archeologi ha permesso la ricostruzione di alcuni suoi monumenti. Dopo la scoperta a Deir el-Bahri, l’opera di Hatshepsut si può ammirare anche in altre località come a Karnak, dove la sovrana fece erigere obelischi e statue e dove oggi si può visitare la celebre Cappella Rossa che la regina fece costruire per ospitare la barca sacra di Amon e che è molto importante per le iscrizioni che ne coprono le pareti.






IL GIGANTE VOTIVO

E sempre a Karnak, per la prima volta, si potrà finalmente vedere la cappella che Hatshepsut volle costruire in onore del dio Amon-Rà e che era stata distrutta dopo la sua morte. Ritrovata smantellata agli inizi del Novecento, è stata oggetto di un lungo lavoro di ricostruzione e di restauro da parte del Centre Franco-Egyptian d’Etude des Temples de Karnak (Cfeetk).
La cappella si chiama nTry mnw (monumento divino) e sarà visitabile nell’area del complesso di Karnak dalla fine di febbraio.

Il lavoro di rimontaggio del Cfeetk è durato quattro anni ed è terminato a fine gennaio. I blocchi di calcare erano stati scoperti all’inizio del XX secolo dall’archeologo francese Georges Legrain e alla metà degli anni ’50 da Shehata Adam e da Farid el-Shabouri nella cachette (nascondiglio) del cortile di Karnak, quindi c’è voluto oltre mezzo secolo per vedere di nuovo la cappella in piedi. 






Il monumento, alto quasi 5 metri e mezzo, era stato dedicato alla divinità tutelare di Karnak dalla regina non ancora al potere che vi è fatta rappresentare insieme allo sposo, il faraone Thutmosi II (1492-1479). Si tratta di un monumento unico e di grande interesse per Karnak e per la storia dell’antico Egitto in quanto – come ha anche sottolineato Mansour Boreik ispettore delle antichità di Luxor – è una delle rare testimonianze dei poteri che Hatshepsut esercita già prima della sua salita al trono.